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Max Frisch

Max Frisch

(Zurigo 1911-1991) Era figlio dell’architetto Franz Bruno Frisch e di sua moglie Karolina Bettina Frisch . Nel 1930 si iscrisse all'Università di Zurigo in germanistica, ma dopo la morte del padre nel 1932, dovette interrompere gli studi per motivi finanziari e iniziò a lavorare come corrispondente per il giornale Neue Zürcher Zeitung. Tra il 1934 ed il 1936 intraprese molti viaggi per l’est ed il sud-est d’Europa. Il suo primo viaggio in Germania lo fece nel 1935. Nel 1936 iniziò gli studi di architettura presso l’università tecnica di Zurigo laureandosi nel 1942. Dopo che nel 1942 vinse un concorso di architettura della città di Zurigo per la pianificazione e costruzione di una piscina comunale, che oggi porta il suo nome (Max-Frisch-Bad), aprì il suo studio di architettura. Sempre nello stesso anno sposò Gertrud Constanze von Meyenburg. Nel 1943 nacque la figlia Ursula e nel 1944 il figlio Hans Peter. Nel 1947 incontrò Bertolt Brecht e Friedrich Dürrenmatt. Nel 1951 una borsa di studio della Fondazione Rockefeller gli permise di trascorrere un anno negli Stati Uniti. Nel 1954 si separò dalla sua famiglia, e dopo aver chiuso il suo studio di architettura nel 1955 iniziò a lavorare come libero scrittore. E' noto soprattutto per le opere teatrali, che rivelano l'influsso di Brecht e di Thorton Wilder, tra queste ricordiamo: “Adesso cantano ancora” (1945); “La muraglia cinese” (1946); “Don Juan o l'amore per la geometria”(1953), una delle sue opere più argute e raffinate e “Andorra” (1962), satira del pavido conformismo che rende possibile il trionfo del razzismo. Tra i suoi romanzi si ricordano: “Biografia. Un gioco scenico” (Feltrinelli,2005); “Homo faber” (Feltrinelli, 2005), “Il mio nome sia Gantenbein” (Feltrinelli, 2003); “Stiller” (Mondadori, 2002); “Corrispondenza” (Casagrande, 2001); “Fogli dal tascapane” (Casagrande, 2000); “Sono,ovvero un viaggio a Pechino” (Marcos y Marcos, 1998); “Una Svizzera senza esercito? Una chiacchierata rituale” (Casagrande, 1989); “Libretto di servizio” (Einaudi, 1977). Tutta la sua opera, nella quale si alternano toni saggistici e spunti di comicità grottesca, è centrata sul rapporto tra individuo e collettività, e sulla tragica sopraffazione di cui il singolo è vittima.
Nel catalogo di orecchio acerbo, "L’ebreo andorrano", all'interno di "1989", un'antologia illustrata da Henning Wagenbreth.