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Il bambino del tram

illustrazioni di Isabella Labate
adattamento di Fausta Orecchio
ISBN 9788832070941

17,00 16,15

Descrizione

Il bambino del tram

Emanuele dorme: è l’alba quando sua madre esce di casa per avvisare il marito che nel ghetto sono arrivati i tedeschi. Emanuele, svegliatosi per il trambusto, la vede dalla finestra che, sotto la minaccia di un mitra, sale su un camion tedesco. Corre per raggiungerla, ma lei con un calcio lo allontana. Da solo, disperato sale su un tram, la circolare, da cui scenderà solo dopo tre giorni. A quasi ottant’anni dal rastrellamento del ghetto di Roma, una delle più commoventi storie del 16 ottobre 1943.
Un racconto potente, direttamente distillato dalle parole del protagonista, Emanuele Di Porto.
Un libro per non dimenticare il cuore di una grande città in quell’autunno ferito e feroce.
E per riflettere, una volta di più, su chi siamo e su chi eravamo.

Ottobre 2022
Età: dagli 8 anni in su
Pagine: 48
Formato: 18 x 32
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Intro.
16 ottobre 1943: il rastrellamento del ghetto di Roma. Emanuele, dalla finestra, vede portare via la madre dai soldati tedeschi, si precipita per strada e cerca di salire sul camion. Lei, con un calcio lo sbatte giù, urlando ai tedeschi che lui non è ebreo. Emanuele capisce che deve scappare e così arriva fino alla fermata del tram a Monte Savello, senza destare nell’occhio e chiede al tranviere di nasconderlo, perché lui è ebreo. Per tre giorni il bambino sul tram diventa quasi invisibile, solo gli occhi dei tranvieri romani vegliano sulla sua solitudine. Fino al momento in cui qualcuno lo avvisa che suo padre e i suoi fratelli lo aspettano a casa…
1. Emanuele di Porto
La giornata del 16 ottobre 1943 Emanuele Di Porto non la può dimenticare e ancora all’età di novant’anni non smette mai di raccontarla e di vederla scorrere davanti ai suoi occhi. Lui non ha mai lasciato il suo quartiere che, ogni giorno, gli ricorda quei terribili momenti e quelli che vennero dopo. Emanuele, senza mai ritrarsi, ha incontrato e incontra adulti, ma soprattutto i ragazzi delle scuole e racconta loro con semplicità e con la forza interiore che lo caratterizza la sua storia. Quali sono le ragioni che lo spingono a far conoscere a più persone possibile quanto accadde tanti anni orsono? Perché alcune persone decidono di testimoniare invece di dimenticare?
2. Fino al 15 ottobre 1943
Con l’aiuto della tua insegnante provate a ricostruire, attraverso i racconti di chi ci abitava, la vita di tutti i giorni ‘normali’ del ghetto di Roma durante quei duri anni di guerra, prima di quel fatidico 16 ottobre 1943, che sconvolse la vita di così tanti uomini, donne e bambini. Ragionate sul perché le persone, anche nella durezza delle condizioni in cui erano costretti a vivere, cercassero in ogni modo di far assomigliare la quotidianità in tempo di guerra alla quotidianità in tempo di pace.
3. Farisciudde
Come avrete notato, nel libro ci sono parole di una lingua che non è riconoscibile come italiano: sono esattamente le parole che ha usato Emanuele Di Porto nel suo racconto e che per rispetto non sono state tradotte o spiegate, alla fine del libro. Si tratta di una lingua parlata ibrida, il giudaico romanesco, ossia una commistione tra il dialetto di Roma e la lingua ebraica. Numerosi studiosi se ne sono occupati e la studiano e soprattutto si adoperano perché non vada perduta e auspicano che i bambini delle scuole ebraiche imparino a conoscerla e a parlarla. Il giudaico romanesco, in famiglia e tra le mura del ghetto, era spesso usata come lingua in codice, per non essere immediatamente capita da chi non fosse ebreo o dai bambini che ancora non l’avevano imparato. Ognuno di voi può fare una riflessione personale sull’esperienza del dialetto, o di una lingua parlata che non sia l’italiano, nella propria famiglia e poi metterla in condivisione con gli altri.
4. I Giusti delle Nazioni
Chi sono i Giusti delle Nazioni? I tranvieri che in silenzio, ma compatti, hanno deciso di aiutare quel ragazzino a cui avevano appena strappato via la madre, nonostante il rischio a cui andavano incontro, potrebbero comparire nell’elenco dei Giusti? E quali altre storie di persone, arrivate alla ribalta e non, è assimilabile a questa romana? Puoi anche chiedere in famiglia se si tramandano dal passato anche altri esempi altrettanto coraggiosi. Non credo che valga la pena chiedere cosa avreste fatto voi al loro posto.
5. Il Neorealismo
Isabella Labate, che ha avuto l’idea di fare della storia di Emanuele Di Porto un albo illustrato per i più piccoli, ha deciso di illustrarlo tenendo sempre a mente il cinema neorealista, che proprio in quegli stessi anni, si andava affermando. Nelle inquadrature, che spesso sono una raffigurazione fedelissima del racconto di Emanuele Di Porto che lei ha personalmente raccolto, incontrandolo a Roma, ci sembra di rivedere scene del film Roma città aperta di Roberto Rossellini. Provate a vederlo a scuola e poi trovate i punti di contatto con la storia del Bambino del Tram. Sono moltissimi.
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