Intro. Intro
Titù è un bambino silenzioso. Lui sa bene che le cose si possono capire molto meglio attraverso lo sguardo. Non si spiega perché invece i grandi si ostinino a parlare, parlare, parlare e spesso anche a urlare nei suoi confronti solo ordini e divieti. Per difendersi da quella valanga di parole scandite, decide di uscirsene da una finestra immaginata per potersi dedicare alle cose che piacciono a lui, con il suo ritmo. Può sembrare che quel bambino stia perdendo tempo, in realtà davanti a loro c’è il corpo ma la testa è altrove, occupata a essere lucciola luna lucertola lumaca, ragno radice ravanello ranocchia, a farsi mille domande importanti. Lì, nel suo paese, si sente finalmente al sicuro, tra amici. Sa che lì i grandi sono troppo grandi per poterci entrare. |
1. 'Leggere' negli occhi A Titù non piace parlare, ma piace molto guardare. I suoi grandi occhi, il suo sguardo affettuoso che si posa sul mondo che lo circonda, sanno esprimere molto di più delle tante parole che gli dicono i grandi e che gli rintronano nelle orecchie. Secondo te, ha ragione Titù nel dire che lo sguardo può dire molto di più di mille parole? Quali sono le persone che ti sanno capire anche senza bisogno delle parole? E a te è mai capitato di leggere nello sguardo di un'altra persona il suo stato d'animo? Se sfogli il libro, quali sono le sensazioni che si leggono negli sguardi? |
2. Imperativo Così come raccontano le parole di Claudine Galea, e come ancora di più mostrano i disegni di Goele Dewanckel in cui quelle stesse parole si ripetono all'infinito fino a diventare una colata d'inchiostro che si allarga sull'intera pagina, i grandi spesso usano nei confronti dei bambini verbi all'imperativo: studia, sbrigati! Le loro parole sono ordini, anche quando sembrano dette a fin di bene: Guardati intorno quando attraversi! Vai a lavarti i denti! Anche nella tua esperienza personale succede così? Quali sono gli imperativi che senti più spesso nelle orecchie? Che consiglio daresti a un adulto che ama troppo gli imperativi? |
3. L'elogio della lentezza Gli adulti e i bambini vanno a due velocità diverse. Sei d'accordo su questa affermazione? Anche in Titù i grandi non fanno altro che sollecitare quel bambino silenzioso, perché hanno sempre in mente che la velocità sia una condizione irrinunciabile. La lentezza però permette cose che la velocità non consente: per esempio... |
4. Titù, dove sei? Titù ha trovato un proprio sistema per salvare sé stesso dai continui richiami dei grandi e per concedersi uno spazio e un tempo giusti e adatti a lui per pensare, immaginare, capire o anche semplicemente guardarsi intorno. Anche tu hai un luogo 'segreto' in cui rifugiarti per non essere disturbato dalla frenesia dei grandi? E se non hai un posto fisico, hai comunque un sistema che ti trasporti in un 'altrove' dove sentirti al sicuro per poter stare finalmente in pace? |
5. Penso a quello che vedo Titù si fa un sacco di domande: Da dove viene la pioggia? Dove va il sole? Perché il cielo non cade? Le onde si fanno male contro la scogliera? In classe provate a trovare delle risposte, usando l'immaginazione come potrebbe fare lo stesso Titù. |
6. Il nero dei grandi Avrai notato che l'illustratrice Goele Dewanckel usa il colore in modo emotivo. Il nero e i toni di bruno li riserva ai grandi e alla loro sfera di azione. Ai grandi, inoltre, sottrae gli occhi e quindi le orecchie e le mani, come a volerli punire per non saperli usare bene con i bambini. Al contrario, come lavora sulla figura di Titù, e come raffigura il suo paese in cui regna un magnifico silenzio? Ti sembra di notare anche differenze di stile e di tecnica tra le pagine dei grandi e quelle di Titù? Ragionate in classe su quante cose si possano dire nei libri con le sole figure. |
7. Titù sono io Goele Dewanckel ha creato una immagine del bambino Titù che è indimenticabile e nel contempo un concentrato di emotività: i suoi grandi occhi sognanti, il suo sorriso dolce, i suoi capelli mossi, il suo corpo disegnato con un'unica linea morbida. E la sua maglietta. Secondo te c'è un significato in quei fili d'erba? In classe, con la collaborazione dell'insegnante, potreste insieme realizzare con i colori per la stoffa la vostra maglietta di Titù. |
8. Brineggiare con la brina Della bellezza del testo francese scritto da Claudine Galea non è andata perduta neanche una briciola nella meravigliosa traduzione di Francesca Lazzarato, che ha saputo giocare brillantemente con le parole italiane come la Galea ha fatto con quelle francesi. Nel libro stesso c'è una incitazione a proseguire il gioco di inventare verbi che ricordino nel suono la parola che segue. Tra compagni di banco, giocateci e poi scriveteli su piccoli foglietti e quindi diffondeteli in classe. |
9. Dalla parte delle bambine... e dei bambini Titù, oltre a essere un magnifico libro illustrato, ha il pregio di raccontare il mondo di questo bambino, ma anche di tanti altri come lui, e lo fa schierandosi in modo incondizionato dalla sua parte. Claudine Galea difende i diritti dei più piccoli e, nonostante lei stessa sia un'adulta, mette sotto accusa alcuni atteggiamenti dei grandi. Cosa riconosci di Titù in te? Ti è capitato di incontrare adulti che sono stati capaci di rispettare l'infanzia a tal punto da riuscire a mettersi nei panni del bambino che hanno davanti? |