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Da grafico a editore

“Circa 4.500 editori, 60.000 titoli l’anno, 160 al giorno. Certamente in Italia non c’è bisogno di una nuova casa editrice. Di sicuro i libri sono già troppi, non fosse altro che per il numero di persone disposte a leggerli. Non ci proponiamo di colmare alcun vuoto né di fare qualcosa di nuovo. Esiste già più o meno tutto.
Ci occupiamo da molti anni di grafica editoriale, di scrittura o meglio, di connessione fra scritture.
Ci piace il nostro lavoro e ci piacciono i libri: questo è l’unico motivo per cui abbiamo deciso di diventare editori. Pubblicheremo libri illustrati per bambini e per ragazzi.
L’oggetto -un organetto lungo un metro- sarà l’unica caratteristica costante.
Una grafica attenta e consapevole attraverserà tutti i libri.
Potrà essere silenziosa oppure invadente ma sempre avrà dietro di sé un pensiero.
Le storie che pubblicheremo cercheranno di divertire o interessare i bambini senza essere banali. La nostra idea è che in un mondo percorso da profonde contraddizioni sia necessario non tanto instillare nei più piccoli grandi certezze, quanto alcune piccole incertezze. Non sempre le mamme profumano, non tutte le oche sono stupide, esistono luoghi del mondo in cui i bambini non sono né amati né buoni.
Non abbiamo fatto ricerche di mercato. Quindi non potremo fare scelte di mercato. Siamo convinti che oggi sia difficile dividere il mondo in fasce sociali con uguali desideri e aspettative. Ogni libro dovrà essere convincente innanzitutto per noi e per i bambini che conosciamo.”
Dicembre 2001

Ottobre 2003. Sono passati quasi due anni dalla pubblicazione del nostro primo titolo. Da allora molto è cambiato. Oggi siamo presenti in più di 300 librerie e il nostro catalogo conta quindici titoli. Sono libri molto diversi fra loro ma hanno qualcosa in comune.
Tutti sono stati scelti nella convinzione che non esista una letteratura per ragazzi e una per gli adulti. E che ai bambini si possa, e si debba, parlare di tutto.
Che non esiste “La Storia” ma delle storie, e che queste possono aiutare grandi e piccoli a capire le realtà in cui viviamo.
Le storie che abbiamo pubblicato sono tutte al condizionale, tutte giocano su una possibilità.
Che succederebbe se all’improvviso vedessimo apparire nel cielo qualcuno in tutto e per tutto identico a noi? E se in una delle nostre città si aprisse di colpo un enorme buco che ingoia qualunque cosa vi si butti dentro? Se il terribile lupo di Cappuccetto rosso fosse in realtà innamorato di lei? E se una bambina riuscisse a disarmare un paese violento e intollerante solo con il buon senso?
Questi “se” hanno guidato le nostre scelte e, insieme, la convinzione che non ci sia un solo modo per raccontare, cioè le parole.
In ogni libro ci siamo divertiti a leggere la storia disegnata dal testo e quella raccontata
dai disegni, e abbiamo provato a creare la nostra musica facendole suonare insieme.

All’inizio della nostra storia di editori, nel dicembre 2001, avevamo scritto: “Una grafica attenta e consapevole attraverserà tutti i libri” . Attenta alla narrazione e consapevole dei propri limiti e delle proprie possibilità. Il che non significa necessariamente fare buona grafica, ma forse è uno dei presupposti indispensabili per arrivarci. Nei nostri libri abbiamo provato a usare la grafica come un vero e proprio linguaggio. Il signor Ventriglia di Marco Baliani è sicuramente l’esempio più significativo in questa direzione: il tentativo d’interpretare graficamente la narrazione orale.
Partiti da una registrazione della storia in versi letta da Marco Baliani, abbiamo seguito due direzioni:
• la “notazione”, cioè la riproduzione attraverso la tipografia  (caratteri / corpi / allineamenti / spaziature / colori) delle cadenze sonore e ritmiche della voce;
• la “traduzione visiva” , cioè la versione grafica di alcuni concetti o situazioni.
Partendo, in entrambi i casi da un presupposto: una stessa parola composta tipograficamente in modo diverso, quasi sempre cambia significato. Bommmmba!!! è sicuramente diverso da bommmmba!!!
È stato un lavoro estremamente impegnativo, sempre in equilibrio tra leggibilità ed espressività, problema tanto più serio se si parla di libri per bambini. D’altra parte tutta l’attività della casa editrice ha a che fare costantemente con delicate questioni di equilibrio. Primo fra tutti quello, fragilissimo, fra progetto culturale e “vendibilità”; poi gli equilibri interni -fra il riconoscimento del valore di ciascuno e un lavoro che il più delle volte è faticoso e ripetitivo; gli equilibri esterni – nei rapporti non sempre facili con gli autori, con le librerie, con i promotori e i distributori, con i giornalisti.
Come sa chiunque abbia memoria dell’adolescenza, crescere è la cosa più difficile del mondo e come sa chi ha avuto la fortuna di diventare vecchio, perdere ciò che si è appreso è facilissimo.
Non sappiamo se riusciremo a diventare grandi. Ancora meno se avremo la fortuna di chiudere per problemi di “senilità editoriale”. Quest’anno, a dicembre, compiamo due anni. Stiamo per entrare nell’adolescenza.

Annuario Aiap, ottobre 2003

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