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No.

Anna e il cibo

ISBN 9788889025338

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Descrizione

No.

“Mi chiamo ANNA e… non voglio mangiare.” Anna sembra solo una fra le tante: il suo no categorico è lo stesso rifiuto di moltissimi altri bambini. Medesimo anche lo sforzo, a volte titanico, per indurli a mangiare. Ma forse dietro quel no, che sembra solo un capriccio, si nasconde qualcosa di più. Mangiare, crescere, diventare grandi: un percorso difficile. La storia di un no che, giorno dopo giorno, passo dopo passo, diventa un sì. La storia di una mamma e di una bambina che si prendono finalmente per mano e decidono di crescere insieme.

Aprile 2006
Età: dai 3 anni in su
Pagine: 44
Formato: 19 x 24
fileNel segno di Marina Sagona
2006-05-03-Andersen
fileE ora mettiamo lo zucchero in pagina
2006-10-22-Famiglia Cristiana
fileDal rifiuto un sì consapevole
2006-05-04-Il Salvagente
fileVoglia di mangiare
2006-07-08-La Stampa - Tutto Libri
fileNo, Anna e il cibo
2019-06-02-Uppa Magazine
Intro
La mamma di Anna cucinerebbe anche la luna per lei, ma non serve. L’illustratrice attinge al proprio doloroso vissuto per parlare finalmente di anoressia infantile.
1. Il rifiuto
Anna è piccolissima e rifiuta il cibo. Ma non è il capriccio di una bimba viziata: piuttosto si tratta di una malattia che disarma e spaventa. Può anche essere individuata per tempo e, in alcuni casi, evitata o almeno indebolita. Cosa significa per noi mangiare? Mangiamo sempre e solo per fame? Quali cibi ci piacciono e quali no? Cosa non ci piace del nostro aspetto, del nostro carattere, della nostra vita? Abbiamo mai chiesto agli altri cosa amano di noi?
2. Il modello unico
Talvolta i genitori insistono perché i figli mangino secondo un unico precostituito modello ritenuto giusto e immutabile. Quello del cibo è invece un territorio privato in cui tutti i bimbi di pochi anni misurano la propria indipendenza e autonomia dai genitori, conoscono i propri gusti e individuano i propri bisogni: un luogo di formazione di se stessi. Non esserne al corrente può condannare i genitori alla perdita di controllo e fare di ogni pasto un campo di battaglia, una questione di orgoglio, un luogo di ricatto, e una delicata tappa di crescita rischia di diventare una faccenda pericolosa. E noi, sappiamo come siamo, come ci immaginiamo da grandi? Abbiamo mai fatto qualcosa per accondiscendere i genitori, per rientrare in un modello o rispondere a delle aspettative? Rinunciato ad altre per non dare pensieri?
3. Accettarsi
L’illustratrice riporta il problema entro i margini di una risoluzione: le immagini coloratissime seducono alla vita, e lei vuole fare innamorare la figlia non solo della vita – che la bimba ama moltissimo - ma anche di se stessa. Immaginiamoci animale, fiore, colore, etc.; sveliamo cosa vorremmo fare da grandi, come ci piacerebbe portare i capelli; individuiamo e poi mostriamo l’abito preferito, quello che portiamo sempre e quello che non avremmo mai il coraggio di indossare (perché?). Tutto questo per dire ‘io’, tracciare un piccolo autoritratto, capire come vorremmo essere, e forse per capire che ci piacciamo già un bel po’ così come siamo.
4. Una storia Pop
Le illustrazioni di Marina Sagona sono squillanti, a prima vista non sembrano fatte per accompagnare il racconto di un’esperienza dolorosa. Riflettere su questa scelta di stile può essere un modo per capire più a fondo la storia di Anna…
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